LA TAVOLA DI EMIDIO CORI

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    La misteriosa “Tavola di Padre Emidio Cori”, padre cappuccino presumibilmente proveniente da Cori, paese al confine della provincia di Roma e quella di Latina, del convento dei cappuccini di Via Veneto in Roma (famoso per il macabro museo delle ossa), meglio conosciuta come “La Tavola del Cappuccino”, rappresenta per i lottologi e i numerologi uno dei rompicapi dai risvolti esoterici e religiosi, tutt’oggi irrisolti o noto a pochissimi.





    FRATI



    museo dei frati cappuccini di via veneto in Roma








    Nella tavola vi è riportata la frase, trascritta di proprio pugno dal religioso: ” VERA ED INFALLIBILE PER LA DETERMINAZIONE DEL FUTURO ESTRAENDO”, che nasconderebbe l’esito di una ambata certa.
    Se analizziamo cosa riporta tale manoscritto, possiamo in primis osservare un rettangolo in cui sono racchiusi in sequenza tutti i 90 numeri, ed una griglia di 90 numeri esterna che li racchiude suddivisa in 5 comparti o settori: da dx verso sin. partono dal n.7 fino ad arrivare al n.12 in colonna singola, mentre dai numeri 43 e 25 si sdoppia fino ai numeri del lato opposto 48 e 30, per poi proseguire in singola dal 61 al 66 e dal 79 all’84. Ognuno di questo settore contiene 18 numeri che moltiplicati per il n° dei comparti è uguale a 90 (5×18= 90). Dal n°48 osserveremo in basso il rispettivo 30, entrambi presenti nella figura tre, mentre alla distanza tre osserveremo il 51 sopra al 33 ovvero della medesima figura6, sempre a distanza tre segue il 54 che sovrasta il 36(figura 9) e così via.



    FRA3




    Sul lato sinistro di chi osserva è possibile notare delle uguaglianze : 1=4, 2=8, 3=1, 4=7, 5=3, 6=9, 7=2, 8=5 e 9=6, riferite presumibilmente alle rispettive figure.
    Osservandola attentamente, tale tavola ha delle peculiarità armoniche e ciclometriche non indifferenti. Se osserviamo il primo numero da sn, cioè l’ 86, notiamo nella stessa riga il 27, il 58 ecc. ovvero la somma dell’86+31= 27, fino ad’ arrivare al 73, mentre se iniziamo a leggere lo stesso 86 in verticale, potremo notare un valore di -35, ovvero 86-35 = 51-35= 16, ecc.
    Partendo sempre dall’86, in diagonale avremo il ripetersi del valore -4, ovvero, 86, 82,78 fino al 18. Se invece partiamo dal primo numero in altro a dx, cioè il 73, noteremo che il suo sviluppo ortogonale sarà +24, ovvero 73+24= 97, cioè 7+ 24 = 31, ecc.
    Dalla prima colonna, sotto il 79 potremmo osservare i numeri in cadenza 1 e 6 con una crescita di +20, ovvero 86, 51, 16, 71 ecc.. Nella seconda colonna saranno presenti la cadenza 7 e 2 sempre passo 20, nella terza 8 e il 3, nella quarta la 9 e la 4, nella quinta la cadenza 0 e la 5, nella sesta si ricomincia dalla 1 e 6 e così via fino all’ultima costituita dalla 3 e dalla cadenza 8.
    Osservando le singole colonne, noteremo che dalla prima alla V/a , dalla VI/a alla X/a e dalla XI/a alla XV/a colonna, sono racchiusi tutti i 90 numeri mentre le ultime tre colonne a destra sono incomplete come se rappresentassero il proseguimento di un altra tavola.
    Il dubbio di tale tavola è principalmente rivolto alle uguaglianze: saranno tali o sono riferite alle 9 figure del lotto? Se dividiamo la tavola per due, otterremo 4 quadrati di 9 x 9 e il 9 richiamerebbe le uguaglianze.


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  2. valeriasol 73
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    L’istituzione del gioco del Lotto ha un origine antica più che non si creda. Nacque a Genova da una prassi voluta da Andrea Doria (1466-1560), sindacatore a vita della città e dei Serenissimi Collegi della Repubblica, composti di 90 membri. Detta prassi consisteva nel designare cinque membri, decaduti annualmente, attraverso un sorteggio fra 120 candidati eleggibili, scelti fra le famiglie aristocratiche della città, in seguito ridotti a soli 90, i cui nomi venivano abbinati ad altrettanti numeri e imbussolati in un’urna, detta seminario. Al patrizio genovese Benedetto Gentile venne l’idea di abbinare alla singolare nomina una scommessa aperta ai cittadini in base al pagamento di una quota puntata su quei cinque probabili eletti, ricevendo un premio fissato di volta in volta.



    Inizialmente il gioco si svolgeva clandestino perché proibito dal governo della Repubblica, finché nel 1643 non decide di adottarlo ufficialmente dopo aver stimato i vantaggi economici che ne avrebbe ricavato. Viene istituita una vera e propria estrazione pubblica di cinque numeri fra i novanta candidati all’elezione. La parola LOTTO è ripresa da un oggetto simile a un disco, o ciottolo, che gli antichi aruspici estraevano per decidere, sotto l’influsso divino, divisioni di proprietà e simili (da ciò il verbo lottizzare per indicare la divisione d’un terreno in particelle).

    Intanto vengono istituzionalizzati i premi per chi ne indovina 2 (ambo), 3 (terna) 4 (quaterna) e 5 (cinquina). La Repubblica mette un’imposta su questo gioco, lo diffonde fuori Genova dandolo in appalto a privati cittadini dello Stato. Di nascosto entra anche nello Stato Pontificio (1644), sicché possono giocare anche i suoi cittadini; ma nel 1666 il papa Alessandro VII emana una bolla che proibisce il gioco, pena la scomunica; adottano lo stesso divieto anche i tre papi successivi. Tuttavia, il gioco si svolge clandestino, soprattutto nelle case dei nobili, fin quando il papa Clemente XI (1700-21), dopo averlo inutilmente proibito, di fronte all’afflusso in massa dei cittadini al gioco, affida alla Camera Apostolica l’incarico di controllare e ridurre la sua espansione. Un po’ il gioco viene sopportato, ma nel 1704 il papa ne diviene intollerante e con un’enciclica proclama la distruzione dei “lotti clandestini in Roma e in tutto il suo stato volendo omniamento porre freno all’ostinata temerarietà di simili contravventori e dare rimedio opportuno a sì gravi pregiudizi ed ottenere l’intera estirpazione ad un delitto cotanto pernicioso”[1].

    Il successore Innocenzo XIII, dopo un rapporto sul gioco del Lotto da parte di una commissione di teologi e canonisti, capeggiata dal cardinale Giovanni Tolomeo, decide di togliere il divieto in quanto quel gioco appassionava moltissimi cittadini; così l’8 maggio del 1721 lo legalizza e lo rende pubblico, dando regole per l’estrazione, per i botteghini, ma soprattutto fissa le tasse sui premi, mentre il gioco clandestino è severamente proibito.

    Ma non finisce ancora il divieto quando il nuovo papa Benedetto XIII, assolutamente contrario, inizia una vera e propria persecuzione dei giocatori clandestini con pene pecuniari e corporali ai laici, e scomuniche a divinis per ecclesiastici. Ormai il proibizionismo è arrivato al massimo. Eppure la tentazione di legalizzarlo, anche per i vantaggi economici che ne derivavano, era nell’aria; e il successore Clemente XII (1730-40), con motu proprio, decreta il gioco del Lotto ufficialmente pubblico e legale in quanto non vi trovava nulla di diabolico.

    La prima estrazione del Lotto si svolge il 14-2-1732, dalle ore 17 alle 19, nella piazza Campidoglio. I numeri che sortirono furono: 56-11-54-18-6. Lo storico Gaetano Moroni, nel suo Dizionario di erudizione storico ecclesiastica, ci informa che dal 14-2-1732 al luglio del 1733 si svolsero nove estrazioni, che fruttarono al Banco del Lotto un’entrata di 1.050.745 scudi, dei quali meno della metà andò ai vincitori; così che, tolte le spese di gestione e il frutto degli appaltatori, alla Camera Apostolica rimasero netti 418.745 scudi.

    Dal febbraio del 1743 l’estrazione del Lotto passa al palazzo di Montecitorio, ove risiede la Curia innocenziana, e il primo estratto ci dà i seguenti numeri: 4-5-37-68-74.

    Ma se a Roma e nello Stato Pontificio non vi erano membri da eleggere come nella Repubblica genovese, chi erano le novanta persone fra cui dovevano sorteggiarsi i cinque numeri?

    Ecco la sorpresa. Secondo il nuovo sistema dovevano essere stampate in anticipo le liste contenenti i nomi di 90 zitelle da scegliersi, ad arbitrio del papa o dei parroci, nei vari rioni; ogni zitella era contraddistinta da un numero d’ordine fino a 90; le cinque preferite dalla sorte avrebbero ricevuto in dono una veste nuziale e 50 scudi come sussidio dotale per il futuro matrimonio.

    All’inizio dell’800 l’estrazione viene spostata nella chiesa della Santissima Concezione di Maria in Campo Marzio, con l’urna posta sull’altare maggiore, ma col ritorno del papa Pio VII dal carcere, dove lo aveva confinato Napoleone Bonaparte, riprende l’estrazione a Montecitorio. Le giocate arrivano fino a 48 l’anno, divise 24 a Roma e 24 in Toscana, mentre l’estrazione avviene il sabato a mezzogiorno.

    Il poeta romanesco Giuseppe Gioacchino Belli scrive che a estrarre i numeri è un “roffianello”, ovvero un orfanello. La febbre del Lotto stimola l’ingegno a produrre sistemi sicuri per vincere, ma è tutto inutile. Allora si ricorre alla superstizione religiosa e alla credenza popolare nei sortilegi che continueranno anche dopo il XX Settembre 1870, perchè con la caduta del Regno Pontificio il gioco è passato nello Stato Unitario d’Italia.

    Il resto è storia recente che, come sappiamo, su nulla è cambiato[2].
     
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    TAVOLA DI EMIDIO CORI



    Come tavola del cappuccino si intende una tabella da cui trarre le previsioni per il gioco del lotto.

    Ma come si e giunti a questo metodo?...Il tutto ebbe inizio tra il 1831 e il 1846 ai tempi di Papa Gregorio XVI...A quei tempi c'era ancora lo stato pontificio che governava sulla città di Roma.

    Ora entriamo nella leggenda...A Roma viveva nelle adiacenze del convento dei cappuccini di Via Veneto in Roma un certo fra’ Pacifico che aveva il grande dono di azzeccare i numeri al lotto e da tutti i romani era conosciuto con l’appellativo di “er mago”… Costui era solito elargire dei numeri per il gioco del lotto che, poi, immancabilmente uscivano.

    Si dice che lo stato pontificio, allora detentore del gioco del lotto in Roma, per evitare il tracollo finanziario, fu costretto ad allontanare il frate dal suo convento, dietro intervento stesso del Papa di allora Gregorio XVI.

    Frate Pacifico, però, per vendicare l’affronto subito, a tutta la gente venuta in massa per salutarlo alla sua partenza, recitò i seguenti versi:


    “Roma se santa sei (66)

    perché crudel se’ tanta? (70)

    Se dici che se’ santa (16-60)

    Allora bugiarda sei” (6)


    La "leggenda" dice che tutti quelli che hanno saputo interpretare quei versi, e hanno giocato i numeri 66.70.16.60.6 hanno sbancato il lotto pontificio.

    Ora torniamo alla "tavola del cappuccino". Si narra che questa famosa tavola sia stata ideata da un frate, un certo Padre Emidio di Cori, cappuccino originario di Cori paese al confine tra Roma e Latina. La misteriosa “Tavola di Padre Emidio Cori” che abitava nel convento sopracitato. Questa tavola rappresenta per i lottologi e i numerologi uno dei rompicapi dai risvolti esoterici e religiosi, tutt’oggi irrisolti o noto a pochissime persone.

    Nella tavola vi è riportata la frase, trascritta di proprio pugno dal religioso: ”VERA ED INFALLIBILE PER LA DETERMINAZIONE DEL FUTURO ESTRAENDO”, che nasconderebbe l’esito di una ambata certa.

    Se analizziamo cosa riporta tale manoscritto, possiamo in primis osservare un rettangolo in cui sono racchiusi in sequenza tutti i 90 numeri, ed una griglia di 90 numeri esterna che li racchiude suddivisa in 5 comparti o settori: da dx verso sin. partono dal n.7 fino ad arrivare al n.12 in colonna singola, mentre dai numeri 43 e 25 si sdoppia fino ai numeri del lato opposto 48 e 30, per poi proseguire in singola dal 61 al 66 e dal 79 all’84. Ognuno di questo settore contiene 18 numeri che moltiplicati per il n° dei comparti è uguale a 90 (5×18= 90). Dal n°48 osserveremo in basso il rispettivo 30, entrambi presenti nella figura tre, mentre alla distanza tre osserveremo il 51 sopra al 33 ovvero della medesima figura6, sempre a distanza tre segue il 54 che sovrasta il 36(figura 9) e così via.

    Sul lato sinistro di chi osserva è possibile notare delle uguaglianze : 1=4, 2=8, 3=1, 4=7, 5=3, 6=9, 7=2, 8=5 e 9=6, riferite presumibilmente alle rispettive figure.Osservandola attentamente, tale tavola ha delle peculiarità armoniche e ciclometriche non indifferenti. Se osserviamo il primo numero da sn, cioè l’ 86, notiamo nella stessa riga il 27, il 58 ecc. ovvero la somma dell’86+31= 27, fino ad’ arrivare al 73, mentre se iniziamo a leggere lo stesso 86 in verticale, potremo notare un valore di -35, ovvero 86-35 = 51-35= 16, ecc.Partendo sempre dall’86, in diagonale avremo il ripetersi del valore -4, ovvero, 86, 82,78 fino al 18. Se invece partiamo dal primo numero in altro a dx, cioè il 73, noteremo che il suo sviluppo ortogonale sarà +24, ovvero 73+24= 97, cioè 7+ 24 = 31, ecc.Dalla prima colonna, sotto il 79 potremmo osservare i numeri in cadenza 1 e 6 con una crescita di +20, ovvero 86, 51, 16, 71 ecc.. Nella seconda colonna saranno presenti la cadenza 7 e 2 sempre passo 20, nella terza 8 e il 3, nella quarta la 9 e la 4, nella quinta la cadenza 0 e la 5, nella sesta si ricomincia dalla 1 e 6 e così via fino all’ultima costituita dalla 3 e dalla cadenza 8.Osservando le singole colonne, noteremo che dalla prima alla V/a , dalla VI/a alla X/a e dalla XI/a alla XV/a colonna, sono racchiusi tutti i 90 numeri mentre le ultime tre colonne a destra sono incomplete come se rappresentassero il proseguimento di un altra tavola.Il dubbio di tale tavola è principalmente rivolto alle uguaglianze: saranno tali o sono riferite alle 9 figure del lotto? Se dividiamo la tavola per due, otterremo 4 quadrati di 9 x 9 e il 9 richiamerebbe le uguaglianze.


    cabala_del_cappuccino

     
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  8. ren151
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    Interessante mistero!
     
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    La cosa Bella è che sembra che una sua applicazione FUNZIONI
     
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    ciao biccio quale sarebbe l applicazione che funziona ancora se ce lo vuoi dire''''' :1000 GRAZIE: :bravoooo:
     
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  12. tiziano giampreti
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    :grazie:
     
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  13. bisco66
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    Si sente parlare spesso di questa tavola ma non saprei da che parte iniziare, io mi fermo e grazie di tutte queste informazioni molto interessanti
     
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  14. kia75
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    Mi è piaciuto moltissimo sapere queste cose ma però mi sono un po' persa con la spiegazione della tavola forse domani riesco a capire meglio
    Comunque grazie BICCIO
     
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